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Venezia ci delizia con un doppio appuntamento con l’arte contemporanea

Decidiamo  per questo e il prossimo articolo dedicato all’Arte di spostarci dal territorio lombardo, in particolare da Bergamo e Milano, per insediarci nella città lagunare più famosa di tutto il mondo: Venezia. Analizzeremo due mostre temporanee proposte da due ricche e importanti Fondazioni attive per l’Arte. Si tratta di Fondazione Prada e Fondazione Pinault.
In questa prima parte ci soffermiamo sulla Fondazione Prada. Abbiamo già avuto modo di parlare dei suoi spazi a Milano, uno a Largo Isarco e l’altro in Galleria Vittorio Emanuele II. Entrambi, seppur molto diversi fra loro, sono caratterizzati dalla bellezza degli edifici in cui risiedono e la sede di Venezia, di tutt’altro valore, non è certo da meno. Ca’ Corner della Regina è uno splendido palazzo settecentesco che si affaccia sul Canal Grande e che prima di essere acquisito dalla Fondazione passò dall’essere di proprietà della Chiesa all’essere sede dell’archivio della famosa Biennale di Venezia – la prossima edizione, alla quale vi invitiamo a presenziare, si terrà nel 2019. Fondazione Prada dal 2011 ha avviato il restauro del palazzo in più fasi – tutt’ora attive, per renderlo via via più accessibile.
La Fondazione Prada di Venezia ospita fino a fine novembre “Machines à penser”, una mostra che indaga il tema dell’isolamento, forzato o meno, prendendo come riferimenti le esperienze di tre importanti pensatori del Ventesimo secolo: Theodor W. Adorno (1903 -1969), Martin Heidegger (1889 -1976) e Ludwig Wittgenstein (1889 -1951). I loro isolamenti avvennero in luoghi più o meno specifici (e le riproduzioni in scala quasi reale delle modeste abitazioni degli ultimi due lo dimostrano) per poter riflettere e continuare a produrre. Il tema della fuga dall’oppressione oggi potrebbe essere interpretato, come sostiene il curatore della mostra Dieter Roelstraete, dalla fuga da internet e dai nostri smartphone, che nel bene e nel male ci assediano e sono diventati parte integrante delle nostre vite. Un paragone per nulla forzato, anzi, doveroso.
Le esperienze di questi tre filosofi sono motivo di indagine di artisti contemporanei. Il percorso espositivo si sviluppa su due piani: al piano terra è approfondito il discorso su Adorno. Appese a parete ci sono delle belle fotografie che documentano la villa dove si trasferì nel periodo di esilio a Los Angeles. Al piano superiore il rifugio di Wittgenstein a differenza di quello di Heidegger non è accessibile, ma si può sbirciare il contenuto dalle finestre: sono esposte al suo interno l’unica scultura da lui realizzata (lui, il filosofo!) accanto al suo bastone da passeggio (un accostamento meraviglioso). I rifugi hanno aperto i battenti e a noi non resta che curiosare con la giusta discrezione.
Altra finezza, le lampade non sono dei semplici oggetti d’arredo, ma sono opera dell’artista Leonor Antunes, su cui peraltro è in corso una mostra personale all’Hangar Bicocca.
Ca’ Corner della Regina come abbiamo già detto si trova sulla riva del Canal Grande. È possibile raggiungerlo a piedi, altrimenti prendendo il Vaporetto. Chi sceglie di farsela a piedi deve sapere che a Venezia, se non la si conosce bene, è facile perdersi. Finire in un vicolo a fondo chiuso è all’ordine del giorno. Chi non ama le imprese labirintiche dovrà munirsi di pazienza, ma è anche per la sua imprevedibilità che Venezia è così bella.

 

1) Patrick Lakey Selezione di fotografie dalla serie German Photographs, 2004-2018

2) in primo piano

Leonor Andunes One/twelve Knots with Double Impression, 2018

Mark Riley Todtnauberg Diorama (Martin Heidegger’s Hut), 2016

sullo sfondo

Mark Riley Skjolden Diorama (Ludwig Wittgenstein’s Hut), 2016

Ricostruzione architettonica della baita di Heidegger

3) Ian Hamilton Finlay Adorno’s Hut, 1986-7

4) Ludwig Wittgenstein Head of a Girl, 1925-1928

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